Lunedì 7 novembre 1927. Dopo aver partecipato alla riunione del direttorio federale che ha sanzionato il Torino con la revoca dello scudetto e, ancora non ufficialmente, il terzino Luigi Allemandi (qui sotto in una figurina del cioccolato Zaini) con la squalifica a vita, il presidente della Roma Italo Foschi rientra nella Capitale e racconta alcuni retroscena a “Il Messaggero”, che li pubblica il giorno successivo: «Non vi starò a descrivere minutamente tutte le drammatiche fasi della lunga seduta, rese note nei particolari dai diversi resoconti pubblicati, ma dirò semplicemente che era convinzione generale del direttorio che nulla di così preciso e positivo poteva venire a galla».
«Sono noti ormai i fatti che indussero l’on. Arpinati a iniziare una rigorosa inchiesta – prosegue il presidente romanista – la campagna del “Tifone” prima, le precise dichiarazioni del dottor Ferminelli poi fecero sì che il presidente della federazione incaricasse il maestro Zanetti, segretario federale, di svolgere una minuziosa quanto severa indagine. Per quanto condotta con abilità, l’inchiesta non poteva certo dare quei risultati rigorosamente positivi che occorrevano per agire di conseguenza, ma il maestro Zanetti affermò esplicitamente che qualora il direttorio avesse direttamente provveduto ad un interrogatorio degli indiziati, era sua ferma convinzione che si poteva addivenire ad una completa confessione da parte dei responsabili».
«L’on. Arpinati – continua Foschi – è stato di un’abilità straordinaria come un vecchio e consumato magistrato. Nulla è sfuggito alla sua osservazione e le sue stringenti domande hanno alfine ottenuto l’insperato successo». Il presidente romanista fa il nome di Allemandi come principale indagato, ma esclude che la sua cessione in estate da parte della Juventus, come quella di Pastore, sia legata allo scandalo. Anche perché, spiega Foschi, i due calciatori sono stati messi in lista di trasferimento a luglio, mentre il settimanale “Il Tifone” ha pubblicato le prime indiscrezioni sull’illecito a settembre.
Anche Leandro Arpinati, presidente della Federcalcio, parla con i giornalisti anticipando alla “Gazzetta dello Sport” l’intenzione di squalificare a vita Allemandi: «Il football italiano è pervaso da qualche tempo a questa parte da un sottile veleno che lo mina alle origini. Guai se il pubblico comincia a dubitare che anche nel football, giuoco collettivo e passionale al massimo grado, siano possibili losche ed interessate pattuizioni di singoli, intese a falsarne i risultati sportivi. Non sono uomo da misteri. Dite pure, prima ancora che esca il comunicato ufficiale, che stanotte mi è stato possibile individuare il giocatore verso il quale il signor Gaudioso (incaricato da Guido Nani, dirigente del Torino, n.d.r.) avrebbe esercitato con successo la propria opera di corruzione. Si tratta dell’ex juventino Allemandi, che ho intenzione di squalificare a vita. Ove altre responsabilità venissero alla luce, colpirò con la medesima fermezza: ne potete essere certi».
Il titolo tolto al Torino però rimarrà vacante perché, spiega Arpinati, «il risultato dell’inchiesta è tale che ho riportato l’impressione precisa che talune partite abbiano falsato l’esito dl campionato. Il Bologna non avrà perciò il titolo tolto al Torino».
Nella foto all’inizio dell’articolo: Italo Foschi, presidente della Roma e membro del direttorio federale chiamato a giudicare sullo scandalo Allemandi.