MARTEDÌ 14 GIUGNO 1927. Il quotidiano “Il Tevere” pubblica la lettera di Italo Foschi (nella foto qui sopra), in risposta a quella di Giorgio Vaccaro dell’11 giugno, in cui il patron della Roma dà la sua versione dei fatti sul mancato coinvolgimento della Lazio nel sodalizio giallorosso. Il Roman FC è stato poi coinvolto al posto dei biancocelesti, che tendeva più a un assorbimento di Alba e Fortitudo piuttosto che a una fusione vera e propria.
«On. Direttore del Tevere – scrive Italo Foschi – non è mia intenzione di aprire una polemica in merito alla mancata fusione Lazio-Fortitudo perché ritengo che sia necessario, nell’interesse supremo dello sport romano, che siano mantenuti i migliori rapporti di cameratismo tra le varie società che hanno il compito di difendere i colori di Roma nelle competizioni sportive. Dichiaro lealmente di essere stato favorevole alla fusione Lazio-Fortitudo e di aver indetta, con il console Vaccaro, una riunione di rappresentanti (il 3 e il 6 giugno 1927, n.d.r.) delle due società per esaminare la possibilità di un accordo che in via di massima ritenevo opportuno purché fosse salvaguardato il nome ed il prestigio dell’organizzazione da me presieduta. Ho dovuto però constatare che da parte della Lazio si voleva più che una fusione dei due Enti, un vero e proprio assorbimento della Fortitudo, della quale non sarebbe rimasto che il nome aggiunto a quello della Lazio per la sola sezione Calcio. Troppo poco in verità quando si consideri il magnifico passato della Fortitudo e le recenti affermazioni nella Coppa del Coni. E questo a prescindere dalla sistemazione finanziaria assolutamente inaccettabile così com’era stata proposta dai dirigenti della Lazio».
«Il riconoscimento dei debiti degli Enti che avrebbero partecipato alla fusione nella misura del 50% di quelli denunziati dalla Lazio, se dava alla Fortitudo la possibilità di sistemare per intero il passivo denunziato in 100.000 lire, non permetteva che fossero liquidati i debiti dell’Alba che, a detta del console Vaccaro, sarebbe stata costretta ad entrare nella combinazione in seguito alla fusione Lazio-Fortitudo. E a questa soluzione, che non appariva equa nei riguardi dell’Alba, i rappresentanti della Fortitudo non vollero aderire e troncarono le trattative, che del resto si sarebbero senza dubbio arenate sulla questione del nome (della nuova squadra, n.d.r.) e dei dirigenti. Il comunicato della fusione Alba-Fortitudo-Roman venne dato alla stampa in seguito ad una riunione dei rappresentanti delle tre società, tenutasi la sera del giorno successivo (7 giugno 1927, n.d.r.). In essa l’accordo fu raggiunto con rapidità fascista. Il capitano Guglielmotti, Segretario Federale dell’Urbe, che ha assunto la presidenza onoraria del nuovo Ente, ha sostenuto, anche in contrasto con me, la necessità di questa fusione che secondo lui, ed io non so dargli torto, corrisponde al miglior interesse sportivo in quanto con qualsiasi altra soluzione Roma avrebbe avuto una sola squadra in Divisione Nazionale e nessuna in Prima Divisione. In quanto alla denunzia da parte dell’amico Righini di un ulteriore passivo della Fortitudo di circa 300.000 lire è necessario far presente che questa somma non costituisce un passivo, poiché trattasi di versamenti fatti da soci a titolo di oblazione, versamenti dei quali potrebbero eventualmente chiedere conto qualora si fosse proceduto ad una fusione da essi non desiderata».
«Dichiaro infine che io, quale presidente della Fortitudo, e soprattutto quale fascista, ho dovuto tener presente il desiderio espresso dalla Federazione Provinciale che ha patrocinato la combinazione Alba-Fortitudo-Roman come quella che dava maggiori garanzie per una degna rappresentazione delle squadre calcistiche romane nelle competizioni nazionali. Non so se l’A.S. Roma sarà chiamata a difendere i colori della città nella Divisione Nazionale o se essa dovrà rimanere in Prima Divisione. In questo secondo caso noi lotteremo con sicurezza di successo per la divisione superiore, augurandoci che la Lazio riesca a mantenere il posto già conquistato, a costo di grandi sacrifici. Così Roma Capitale non sarà da meno delle maggiori città d’Italia, come Torino, Milano, Genova che hanno tutte più di una squadra in Divisione Nazionale».
Giorgio Vaccaro, consigliere federale e vicepresidente della Lazio, legge la lettera di Foschi e in poche ore consegna un’immediata replica a “Il Tevere”, che la pubblica il giorno successivo.
Nonostante le chiacchiere e le polemiche la Fortitudo si avvia a concludere la sua ultima stagione, prima confluire nella Roma: la squadra rossoblù è al lavoro per preparare la sfida casalinga contro l’Hellas Verona in Coppa Coni, nell’incontro infrasettimanale fissato per giovedì 16 giugno. «Con una eventuale vittoria la compagine rosso-bleu verrebbe a portarsi a un solo punto dalla Cremonese, che attualmente è leader del girone» sottolinea speranzoso “Il Messaggero”.
Compie 20 anni Raffaele Costantino, ala destra del Liberty Bari, talento già sul taccuino di tanti club di alto livello. Nel 1930 “Faele” passerà alla Roma, diventando un uomo cardine della squadra di Testaccio e rimanendovi per cinque stagioni, fino al 1935. Tra il 1929 e il 1933 disputerà 23 gare, segnando 8 reti, nella nazionale azzurra.