Giovedì 3 novembre 1927. Il quotidiano capitolino “L’Impero” in edicola, nel commentare la deludente prestazione della Roma, pur vincente contro il Brescia in amichevole, fa pesanti allusioni sulla professionalità calciatori romanisti: «È piuttosto evidente nei giallorossi un regresso di forma – si legge nella pagina sportiva del 3 novembre 1927 – dovuto principalmente al tenore di vita che conduce qualche atleta. Sarà bene che mister Garbutt sorvegli e provveda, non preoccupandosi dei nomi; per fortuna la Roma possiede delle ottime riserve che valgono i titolari». Possibile che si faccia riferimento anche a capitan Ferraris IV, noto fumatore, e tra i peggiori in campo in occasione della gara contro le Rondinelle.
REVOCATO AL TORINO LO SCUDETTO DEL 1927
Dopo qualche spiffero nei due mesi precedenti, viene definitivamente alla luce lo scandalo che porta alla revoca dello scudetto vinto dal Torino a luglio. Il direttorio federale, riunito alla Casa del Fascio di Bologna sin dalle 15 del giorno precedente, a conclusione della fase istruttoria svolta nel segreto più assoluto e di una camera di consiglio durata tutta la notte, emette il suo verdetto alle 6.30 di mattina: ai granata viene tolto il titolo di campione d’Italia 1926-27, i membri del consiglio direttivo del Torino sono squalificati a vita mentre alla società vengono addebitate 10.000 lire di spese processuali.
Al centro dello scandalo il derby Torino-Juventus del 5 giugno 1927, vinto dai granata per 2-1, che sarebbe stato “aggiustato” dal dirigente torinista Guido Nani previa corruzione di alcuni calciatori avversari. Inizialmente finiscono sotto indagine gli juventini Munerati, Pastore (nel frattempo passato al Milan) e Allemandi (ceduto all’Inter), ma alla fine sarà solo quest’ultimo ad essere sanzionato pesantemente, con la squalifica a vita (poi amnistiata a giugno del 1928). Allo stato attuale però la commissione giudicante non ha ancora emesso un verdetto nei confronti dei calciatori: «Il direttorio federale – si legge nel dispositivo del 3 novembre 1927 – si riserva infine di meglio identificare per i provvedimenti del caso le responsabilità e i responsabili di parte juventina».
TRA I GIUDICI C’È ANCHE ITALO FOSCHI
Del direttorio federale che emette la durissima sentenza fa parte anche il presidente della Roma Italo Foschi, membro di quest’organo sin dal 29 marzo 1927 e convocato con un telegramma a Bologna. Con il patron giallorosso, a giudicare i granata, ci sono anche il presidente federale Leandro Arpinati, il cavalier Della Pace, il segretario federale Giuseppe Zanetti e i vicepresidenti Graziani e Ferretti.
Nota sulla fonti: erroneamente svariate ricostruzioni storiche (tra le quali il libro “Indagine sullo scudetto revocato al Torino nel 1927” di Massimo Lunardelli) indicano nella notte tra il 3 e il 4 novembre quella in cui il direttorio federale si riunì per decidere della sanzione. In realtà la consultazione de “Il Messaggero”, “La Stampa” e “Il Tifone” del 4 novembre 1927 fanno intuire che la riunione si svolse nella notte tra il 2 e il 3 novembre. Ogni dubbio è tolto dalla consultazione della “Gazzetta Livornese” del 4 novembre 1927 che, a pagina 2, spiega chiaramente: «La laboriosissima seduta, iniziata alle 15 del 2 corrente, è terminata alle 6 del mattino del 3».
Nella foto all’inizio dell’articolo: Attilio Ferraris, capitano della Roma sin dal 1927.