Aspettando la partita di Marassi, parliamo di quel Genoa-Roma, 8 maggio 1983, e di quella giornata di tifo incredibile, quando 15 mila persona (ma forse di più) raggiunsero la città ligure per uscire dalla prigionia del sogno. Tutti i tifosi giallorossi ricordano il risultato e i marcatori di quella partita (1-1, Pruzzo, Fiorini). Tutti ne conoscono il significato: dopo 41 anni di attesa lo scudetto era di nuovo della Roma. In quegli anni il tifo romanista era al top del suo splendore. Molti ricorderanno la foto che vedete in copertina, dove è ritratto un ragazzo con i capelli lunghi e la sciarpa che a fine gara ringrazia il Barone. Si tratta di Geppo, uno dei leader del Cucs di allora, carismatico personaggio inventore di tanti cori che ancora oggi vengono lanciati in curva sud. Geppo nel mondo ultrà divenne famoso per due lettere che scrisse al Guerin Sportivo, all’epoca diretto da Italo Cucci, sul tema della violenza negli stadi. Geppo venne accusato dalle altre tifoserie di essere un pentito e cose simili. Ne scaturì un dibattito molto interessante, che se volete, potete approfondire sul sito di Lorenzo Contucci. Qualche anno più tardi Italo Cucci tornò su quello scambio epistolare raccontando la sua esperienza. Difficili immaginare un rapporto simile oggi tra giornalisti e ultrà.
Anche se la presenza massiccia di Genoa-Roma del 1983 è un ricordo lontano, seppur indelebile, oggi ci occupiamo di tifo perché è notizia di questi giorni che una parte della tifoseria organizzata (quella vicina allo storico gruppo dei Fedayn) cesserà la protesta e per Roma-Chievo, ultima gara in casa della stagione, tornerà al proprio posto, ma in silenzio, mentre quella della cosiddetta parte bassa, ha deciso di proseguire fino a fine stagione, in contestazione contro la decisione dell’ormai ex Prefetto e nuovo Capo della Polizia Franco Gabrielli di dividere il settore con una vetrata. La prima riflessione da fare sul cambiamento del tifo rispetto al 1983 è nella riconoscibilità dei capi carismatici. Attualmente non c’è più il Commando a dirigere il tifo in sud ed è complicato, per gli addetti ai lavori, comprendere le dinamiche interne al mondo ultras, capire da dove arrivare un comunicato piuttosto che un altro, conoscere i capi, anche se questa parola non è molto amata all’interno di un mondo che si divide in gruppi.
E’ stata una stagione molto tormentata. Una grande presenza in trasferta e una assenza pesante nelle partite casalinghe. Di una cosa siamo sicuri, non esiste la Roma senza i suoi tifosi. Il ricambio generazionale e le nuove restrizioni legislative hanno modificato il tifo romanista. Le generazioni di mezzo, non interne al mondo ultras, sono rimaste spiazzate da alcuni comportamenti e da altre prese di posizioni forti a firma di tutta la curva, pensiamo al caso De Santis o alla decisione di lasciare vuota la sud. A differenza di molte altre tifoseria, quella della Roma, storicamente ha sempre sofferto per le infinite e laceranti divisioni, dal caso Manfredonia, fino all’ultima assurda contrapposizione Totti/Spalletti. Speriamo che dal prossimo anno si riparta tutti insieme, che vengano superate incomprensioni e barriere e che si torni a parlare del tifo romanista come di uno dei più accesi e passionali d’Italia, proprio come era quello di Geppo e dei 15 mila (ma forse di più) di Marassi del 1983.
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