SABATO 1 GENNAIO 1927: La Fortitudo del patron Italo Foschi (nella foto) e del tecnico ungherese József King, ultima nel girone B della Divisione nazionale (l’attuale Serie A), si prepara al proibitivo match casalingo contro il Torino, primo in classifica. Nelle ultime due partite del 1926 i granata hanno segnato addirittura 16 reti, rifilando un 8-0 al Livorno e un 8-1 alla Cremonese. La forza del Toro, allenato dell’ungherese Irme Schoffer, è nel leggendario tridente offensivo formato da Libonatti, Rossetti e Baloncieri, quest’ultimo capitano della nazionale. Il pronostico, sui giornali della vigilia, è tutto a favore dei granata, che all’andata avevano superato la Fortitudo per 4-0.
Prima della sfida principale, in programma alle 14.30 allo Stadio Nazionale (l’odierno Flaminio), è annunciato il derby riserve tra Alba e Fortitudo. In vista di Fortitudo-Torino nelle due formazioni non sono previste assenze significative. Tra i rossoblù romani ci sono Ferraris IV, già perno della mediana, l’affidabile portiere Vittori, il giovane De Micheli (che ancora non “scrucchia” e nelle formazioni è indicato come De Michelis), Cappa e Corbyons. Tra i granata, oltre ai tre dell’attacco, sono da tenere d’occhio l’esperto difensore ungherese Balacics, il centrocampista Janni, che il quotidiano capitolino l’Impero definisce “uomo eccezionale”, e il mediano Sperone, che da allenatore guiderà per una stagione il Grande Torino. “Se pur non sarà per la Fortitudo una giornata di vittoria – si legge sull’Impero del 2 gennaio 1927 – potrà essere il punto di partenza per un’ancor possibile salvezza”. La Stampa, quotidiano del capoluogo piemontese, non dà invece spazio a imprevisti: “Torino-Fortitudo si presenta con un risultato certo a favore della salda squadra granata”. Il campo riserverà non poche sorprese.