Luciano Spalletti ritorna sulla panchina della Roma e l’augurio è che vada a finire come con Nils Liedholm, che tornò ad allenare i giallorossi nel 1979 (dopo una prima esperienza vissuta tra il 1973 e il 1977) vincendo nell’83 il secondo scudetto della storia romanista. Negli 89 anni di storia del club, per la verità, non sempre i ritorni sono stati positivi, ma è anche vero che la Roma si è affidata ad allenatori già noti da queste parti per fronteggiare momenti particolarmente difficili. Oltre al ritorno di Liedholm, possono essere ricordati come fruttuosi anche quelli di Foni, Herrera e, a suo modo, di Krieziu. Non abbiamo considerato in questa lista Gunnar Nordahl che nel corso del 1958-59, di fatto, non lasciò mai lo staff tecnico della prima squadra, pur con incarichi diversi. Andiamo a ripercorrere tutti gli allenatori tornati alla Roma. Dal più recente fino al più antico.
Il tecnico toscano torna in giallorosso a poco meno di 57 anni, la stessa identica età che aveva Nils Liedholm nell’estate del 1979, quando fu richiamato da Dino Viola per fare grande la Roma. La speranza è che vada a finire allo stesso modo, magari senza aspettare quattro anni per vincere lo scudetto. Ma la Roma di oggi, per fortuna, è più solida e forte di quella che si ritrovarono tra le mani Viola e l’allenatore svedese, 37 anni fa.
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L’allenatore boemo, che aveva ben guidato la Roma dal 1997 al 1999, torna in giallorosso nel 2012 dopo un’entusiasmante promozione dalla Serie B con il Pescara. Zdenek Zeman però paga per il suo integralismo tattico che non è cambiato di una virgola dopo 13 anni. Come in passato aveva mostrato limiti per i tanti gol subiti e gli attriti con alcuni giocatori (Aldair, Balbo, Candela) così, in questa seconda occasione, ha difficoltà di dialogo con tanti big (De Rossi, Pjanic, Stekelenburg, Castan, Osvaldo) e allestisce una squadra fragile in difesa. Finisce con l’esonero a inizio febbraio, quando la Roma è ottava in classifica. Non manca però il ricordo di prestazioni entusiasmanti, come contro il Milan e la Fiorentina.
Tra gli allenatori tornati alla Roma, c’è anche Ezio Sella. Cresciuto da calciatore nel vivaio giallorosso e a lungo allenatore della Primavera, Sella è una meteora della panchina romanista. Una prima volta viene promosso nel 1997, al fianco dell’anziano Liedholm, per rimpiazzare Carlos Bianchi: in 8 partite ottengono soltanto una vittoria. Poi Sella torna per un’unica gara di Champions League, Real Madrid-Roma del 28 settembre 2004, nell’interregno tra le dimissioni di Rudy Völler e l’insediamento di Gigi Delneri. Al Bernabeu inizia nel migliore dei modi, con i gol di De Rossi e Cassano nei primi 21 minuti, poi i “blancos” si scatenano andando in rete con Raul, Figo, ancora Raul e Roberto Carlos: finisce 4-2 per il Real.
Il “Barone”, primatista di presenze nella storia della Roma con 332 partite alla guida dei giallorossi, è tornato addirittura in quattro occasioni sulla nostra panchina. Una prima volta nel 1979, chiamato dal nuovo presidente Viola che, da consigliere della società, aveva apprezzato Liedholm durante la sua prima gestione tecnica giallorossa, tra il 1973 e il 1977. Il ritorno dello svedese segna il momento migliore della storia romanista, con la vittoria di uno scudetto, tre Coppe Italia e il raggiungimento della finale di Coppa dei Campioni. Liedholm lascia la Roma nell’84 e torna nell’87 per guidarla un altro biennio, raggiungendo un buon terzo posto nella prima stagione. Nel corso della seconda, terminata con lo spareggio Uefa perso contro la Fiorentina, viene però esonerato e sostituito da Luciano Spinosi prima di essere richiamato (per la terza volta) dopo appena quattro giornate. Vive la sua ultima avventura da allenatore giallorosso alla fine del campionato 1996-97, quando, a 74 anni, affiancato da Ezio Sella, sostituisce l’argentino Carlos Bianchi.
L’allenatore franco-argentino, che aveva condotto i giallorossi al successo in Coppa Italia nel 1969, lascia la Roma e vi ritorna nell’arco di un paio di mesi, nel 1971. Viene sostituito da Luciano Tessari ad aprile, a 6 giornate dalla conclusione del campionato, in seguito a un prolungato scontro con il presidente Alvaro Marchini, deluso dai risultati non brillanti della squadra. Due mesi più tardi però Marchini cede la presidenza a Gaetano Anzalone, che richiama immediatamente Herrera alla guida della Roma. Nel 1971-72 i giallorossi, altalenanti, chiudono al settimo posto (vincendo il Torneo Anglo-Italiano) mentre nella stagione successiva crollano, tanto che Herrera viene nuovamente esonerato, alla 24ª di campionato, con la squadra a un solo punto dalla zona retrocessione.
La “Freccia di Tirana”, ala albanese della Roma campione d’Italia nel 1942, è stato a lungo nei quadri tecnici delle giovanili giallorosse. In tre brevi occasioni allena anche la prima squadra: esonerato Alfredo Foni, è in panchina nel novembre 1963, per due partite (Roma-Napoli 5-0 e Roma-Torino 3-0) prima che subentri Luis Mirò. Naim Krieziu poi è di nuovo in tecnico della prima squadra a inizio giugno 1964, dopo la fine del campionato, per i quarti di finale di Coppa Italia (Roma-Atalanta 1-0) e in semifinale (Roma-Fiorentina 1-1 poi 7-3 ai rigori). La Roma, con Juan Carlos Lorenzo in panchina, vincerà quella Coppa Italia, la prima dei giallorossi, a novembre. Il 6 giugno 1965 è nuovamente chiamato a guidare la Roma, al posto di Lorenzo: siede in panchina nell’ultima giornata di campionato (Roma-Foggia 1-0) e nella semifinale di Coppa Italia di tre giorni dopo, persa contro l’Inter ai rigori (2-2 dopo i supplementari).
Ex terzino della nazionale campione olimpica nel 1936 e mondiale nel 1938, come allenatore è considerato tra i padri del “catenaccio”, esaltato dagli scudetti vinti alla guida dell’Inter nel 1953 e nel 1954. Siede sulla panchina giallorossa, una prima volta, tra il 1959 e il 1961, guidando la squadra per gran parte della vittoriosa avventura in Coppa delle Fiere. Ma Alfredo Foni è da includere nella lista degli allenatori tornati alla Roma perché nell’ottobre 1962 viene richiamato al posto dell’argentino Luis Carniglia, che paga per i cattivi risultati e il pessimo rapporto con Manfredini. Foni, appena insediatosi, rispolvera immediatamente “Piedone” che lo ringrazia con una tripletta al Palermo, fuori casa. La stagione si chiude con un buon quinto posto e Manfredini capocannoniere della Serie A con 19 reti. Dopo otto gare del campionato successivo però Foni si dimette, logorato dalle contestazioni dei tifosi e dalle continue “intrusioni” tecniche da parte di alcuni consiglieri della società.
Già mezzala di alto livello nell’Ungheria degli anni ’30 (61 presenze e 42 reti in nazionale), Giorgio (all’italiana) Sarosi (con l’accento sulla a) guida la Roma una prima volta tra il 1955 e il 1957. Torna ad allenare i giallorossi nel corso della stagione 1958-59, ma non è fortunato: subentra alla coppia Nordahl-Busini a inizio novembre, con la Roma a due punti dalla vetta, e viene esonerato a marzo, quando la squadra è decima in classifica. «Sarosi era un ottimo allenatore – ricorda Giacomo Losi nelle pagine del libro “Magica Roma 2” – badava molto al gioco di squadra e non alle individualità. Questa sua mentalità non piaceva per niente ai nostri fantasisti sudamericani e, infatti, fecero di tutto per farlo esonerare».
Il mitico “primo portiere” della Canzone di Campo Testaccio, capitano della Roma campione d’Italia nel 1942, è stato a lungo nei quadri tecnici giallorossi, soprattutto alla guida delle giovanili, rispondendo presente quando la società gli ha chiesto di aiutare la prima squadra. Inizia ad allenare la Roma durante i campionati di guerra, tra il 1943 e il 1945, tornando qualche volta a giocare tra i pali. Poi viene richiamato nel maggio 1951 nel disperato tentativo di salvare la Roma dalla retrocessione. Nonostante tre vittorie in cinque gare, Masetti non riesce nell’impresa: il 17 giugno 1951, allo Stadio Torino (oggi Flaminio), si compie il dramma e l’ex portiere, a fine partita, si copre il volto piangendo disperato.
Ha una terza occasione nel maggio del 1957 quando subentra a Sarosi e riesce a ottenere solo due punti (in cinque partite) che comunque risultano decisivi per la salvezza della Roma.
Terzino destro della Roma scudettata nel 1942, inizia ad allenare i giallorossi quando è ancora calciatore, salvando la squadra dalla Serie B nel giugno 1948 grazie anche al suo unico gol in carriera, in un drammatico match-spareggio vinto 1-0 contro la Salernitana. A quel punto Luigi Brunella si ritira e viene premiato con la conferma sulla panchina giallorossa per il 1948-49. E’ un’altra stagione difficile, ma il giovane allenatore riesce nell’intento di salvare nuovamente la Roma. Nel 1949-50 si dedica alle giovanili, ma a maggio deve tornare alla guida tecnica della prima squadra per le dimissioni di Fulvio Bernardini. L’ex terzino, come due anni prima, affronta lo scoglio di uno scontro diretto per la salvezza alla penultima giornata, stavolta contro il Novara, vincendo 2-1 in rimonta grazie alle reti di Arangelovich e Tontodonati. Raggiunta la terza salvezza consecutiva, viene messo da parte a favore di Adolfo Baloncieri.