Damiano Tommasi insegue Fulvio Bernardini, ultimo calciatore alla guida della Federcalcio, la bellezza di 74 anni fa. Da allora, era l’estate del 1944, mai nessun presidente della Figc è più venuto dal mondo dei calciatori: sembra un controsenso, ma scorrendo i nomi dei numeri uno del calcio italiano nel dopoguerra non si trovano uomini che abbiano indossato un paio di scarpini, se non per qualche partitella tra amici.
«L’amarezza che mi ha accompagnato in queste settimane è dovuta alla constatazione che l’unico mio difetto è di essere stato un calciatore professionista, quasi che fosse una colpa. I giocatori votano, ma evidentemente non devono essere eletti», ha detto con rammarico Tommasi lo scorso 23 gennaio, ospite in televisione da Fabio Fazio a “Che tempo che fa“.
L’avversario di Gabriele Gravina e Cosimo Sibilia (gli altri due candidati alla poltrona della Figc) è un mediano, ex romanista ed ex azzurro proprio come il mitico Fulvio Bernardini, che durante la Seconda Guerra Mondiale fu reggente della Federcalcio per pochi mesi. Tommasi e “Fuffo” sono peraltro accomunati da un’altra peculiarità, trascurata dai più, di essere a tutti gli effetti giocatori in attività.
Il presidente dell’Assocalciatori continua a indossare gli scarpini a 43 anni in Seconda Categoria, nel Sant’Anna d’Alfaedo, squadretta del veronese in cui milita da 9 stagioni (ininterrottamente, a parte tre parentesi estive nelle coppe europee con i sammarinesi del La Fiorita). Anche Bernardini, che in quel 1944 aveva 38 anni, era ancora un calciatore vero: militava nella Mater, formazione capitolina di Serie C con cui giocò 14 partite anche l’anno successivo, prima di concludere la carriera nel 1945-46 con la semisconosciuta Sparta Roma.
Il 20 luglio di 74 anni fa l’ex mediano di Roma, Inter e Lazio venne nominato reggente della Federcalcio da Giulio Onesti, presidente del Coni. Bernardini però resistette poco più di tre mesi, dimettendosi il 2 novembre per divergenze sulla politica attuata e perché era venuto a contatto, come scrisse di proprio pugno in una lettera indirizzata a Onesti, con «un ambiente insincero e di scarsa sportività». Dal 1944 a oggi, insomma, non sembra cambiato granché: l’onestà e la schiena dritta dell’ex campione mal si conciliavano con le manovre di palazzo.
Prima di Bernardini, d’altronde, erano stati soltanto tre gli ex calciatori a capo della Federazione Italiana Gioco Calcio: Luigi Bosisio, Alfonso Ferrero de Gubernatis Ventimiglia e Carlo Montù. Tutti con una scarsissima carriera con gli scarpini ai piedi alle spalle e perlopiù in epoche pionieristiche. Del brianzolo Bosisio, che è stato anche anima della ginnastica italiana, si ricorda una sola partita ufficiale da giocatore nel 1901, persa 2-0 con la maglia del Mediolanum contro il Milan in procinto di diventare campione d’Italia. Bosisio fu poi numero uno della Figc dal 1909 al 1910.
Il torinese Alfonso Ferrero di Ventimiglia conta una presenza storica in campo nel primo campionato italiano di calcio, disputato in una sola giornata l’8 maggio 1898: vestiva la maglia del Football Club Torinese, sconfitto di un gol in semifinale dall’Internazionale Torino. Pioniere del nostro sport, è stato presidente della Figc dal 1911 al 1912 e numero uno delle Federscherma dal 1913 al 1932. Di Torino era anche Carlo Montù, compagno di squadra di Ferrero di Ventimiglia nel F.C. Torinese del 1898, poi a capo della Federcalcio in due occasioni, dal 1914 al 1915 e dal 1919 al 1920.
Un calciatore al vertice del nostro calcio è davvero una rarità: riuscirà Tommasi a rompere un tabù che dura da 74 anni?