Un biondo dalla faccia d’angelo che si trasforma nell’uomo della discordia della Città Eterna. Arne Selmosson, svedese di ghiaccio, calciatore elegante e potente, tecnico e preciso nel tiro a rete. Nel 1958 spacca la Capitale passando direttamente dalla Lazio alla Roma. I biancocelesti sono costretti a cederlo per ragioni di bilancio e così scoppia la rivoluzione.
I cugini avevano acquistato Arne Selmosson nel 1955 dall’Udinese spendendo uno sproposito: 150 milioni di lire. Già due anni dopo, per fronteggiare l’investimento, la Lazio decide di cederlo all’Inter al prezzo di 115 milioni, ma i tifosi scendono in piazza e il presidente biancoceleste Leonardo Siliato straccia l’accordo con i nerazzurri. Nell’estate del 1958 però la cessione di Selmosson non può essere più rinviata e lo svedese, il 10 luglio, passa addirittura alla Roma per 135 milioni di lire. Scoppia il caos: i tifosi laziali si riversano in strada scontrandosi con la polizia mentre alcuni dirigenti biancocelesti, in opposizione al presidente, raggiungono il giocatore in vacanza in Svezia e cercano di convincerlo a non firmare il contratto con la “Lupa”. L’affare però è chiuso e Selmosson vestirà la maglia giallorossa. Due giorni dopo, ironia della sorte, si gioca un derby di Coppa Italia (concluso con un salomonico 1-1 grazie ai gol di Tozzi e Da Costa) che si disputa in un’atmosfera di tensione con incessanti cori da parte dei tifosi laziali contro il proprio presidente Siliato.
Uomo mite, educato e garbato, Selmosson riesce ad uscire indenne dalla bufera proprio grazie al suo carattere così distaccato e distante dalle passioni latine. In questo è uno svedese tipico, così come nell’aspetto fisico, con quella chioma bionda che, sin dai tempi di Udine, gli vale il soprannome di “Raggio di Luna”. E’ tuttavia una leggenda metropolitana che la commedia “La padrona di Raggio di Luna”, di Garinei e Giovannini, sia ispirata al trasferimento dell’asso svedese dalla Lazio alla Roma. Quel testo infatti nasce tre anni prima, nel 1955, e fa riferimento a un calciatore del Palermo, c’è chi dice l’argentino Enrique Martegani, chi il danese Helge Bronée.
Piccolino (1,70 per 73 chili), Arne Selmosson nasce il 29 marzo 1931 a Götene, nella Svezia meridionale. In patria si mette in luce, tra il 1950 e il 1954, nello Jönköpings Södra, segnando 33 reti in 81 gare di campionato. Il 29 giugno 1951 debutta in nazionale a Reykjavik, in un’amichevole persa 4-3 contro l’Islanda. Nel 1954 viene acquistato dall’Udinese e l’anno successivo passa, come detto, alla Lazio. In maglia friulana è protagonista di uno storico secondo posto nel 1954-55, vanificato però da un illecito sportivo di due anni prima, scoperto e punito con la retrocessione in Serie B dell’Udinese nell’agosto del 1955.
Selmosson è un’ala velocissima e guizzante sulla fascia sinistra, molto bravo palla al piede (è mancino), non ama però le marcature strette e si esprime meglio davanti ai propri tifosi. La sua chioma bionda è inconfondibile e il suo marchio di fabbrica è il tiro potente in corsa. Arne predilige partire dalla posizione di ala per accentrarsi e tentare la conclusione a rete.
Nell’estate del suo passaggio dalla Lazio alla Roma Arne Selmosson è secondo, dietro al Brasile, con la nazionale svedese, nei campionati del mondo disputati proprio in Svezia. Selmosson però gioca solo nell’incontro pareggiato 0-0 contro il Galles nel primo turno, il 15 giugno. E’ la sua ultima di 4 presenze in nazionale, condite da un gol, firmato il 28 maggio 1953, nella sfida persa 3-2 in casa contro il Belgio, valida per le qualificazioni ai Mondiali del ’54.
Il 30 novembre 1958 Selmosson disputa il suo primo derby in maglia giallorossa, dopo i 6 giocati con i biancocelesti. Il terzino Lo Buono prova a marcarlo con l’attenzione dovuta ma al 9’ lo svedese si invola con uno spunto straordinario e batte il portiere Lovati. “Raggio di Luna” non esulta per rispetto nei confronti dei suoi vecchi tifosi. All’epoca non lo fa ancora nessuno: attende in mezzo all’area di rigore l’abbraccio dei compagni, senza dare il benché minimo segno di festeggiamento. Pozzan pareggia per i biancocelesti, prima che una doppietta di Dino Da Costa fissi il punteggio sul 3-1 per la Roma. Nonostante il suo passato biancoceleste Arne Selmosson, con le sue giocate e i suoi gol, conquista i tifosi romanisti. Segna anche nella stracittadina di ritorno, che finisce 3-0 per i giallorossi. La sua grande giornata è il 26 aprile 1959, quando firma una quaterna in un match vinto 5-0 sul Genoa. A giugno arriva nella Capitale l’argentino Pedro Manfredini che forma con lo svedese e Da Costa un micidiale tridente offensivo. Il derby del 18 ottobre 1959 si chiude ancora 3-0 per i giallorossi con doppietta di “Piedone” e sigillo finale di “Raggio di Luna”, al terzo gol consecutivo contro i biancocelesti. Per quasi settant’anni Arne Selmosson è stato l’unico calciatore della storia ad aver segnato nei derby di Roma con entrambe le squadre della Capitale: due gol con la Lazio e tre con la Roma. Il 29 settembre 2018 il suo primato è stato eguagliato da Aleksandar Kolarov, anche lui marcatore nella stracittadina capitolina con entrambe le maglie.
Nel 1960-61 il suo impiego si riduce, ma riesce a dare il suo contributo alla cavalcata trionfale nella Coppa delle Fiere, progenitrice della Coppa Uefa e dell’Europa League, vinta dalla Roma. Il suo ultimo gol in giallorosso è nello spareggio della semifinale contro gli scozzesi dell’Hibernian, sconfitti 6-0 il 27 maggio 1961. Nell’autunno successivo torna nella “sua” Udinese e nel 1964 lascia l’Italia per la natìa Svezia, dove, da allenatore-giocatore, guida lo Skövde AIK alla promozione dalla quarta alla seconda divisione e il Götene IF dalla quarta alla terza. Non lascia però altre tracce significative da allenatore. Successivamente apre a Götene, la sua città, un negozio di articoli sportivi che vende nel 1994 per ritirarsi a vita privata con la moglie Anna, madre dei suoi due figli, Roger e Stefano. Muore nella notte tra il 18 e il 19 febbraio 2002 nell’ospedale di Götene, dove era ricoverato da due mesi, dopo una serie di malori. La notizia della sua scomparsa arriva in Italia con qualche giorno di ritardo tanto che il suo decesso, per molti, è erroneamente collocato al 22 febbraio. «È stato uno dei migliori prodotti del calcio svedese, elegante e corretto. Un grande», dice di lui Nils Liedholm, suo compagno di nazionale, nel momento della commemorazione. Il “Barone”, in memoria di Selmosson, decide di produrre nella sua azienda vinicola uno spumante dal nome “Raggio di Luna”. Frizzante e unico, proprio come Arne.