IL NOSTRO 1927. Fondazione As Roma: tagliata fuori la Lazio

Fondazione Roma Lazio

LUNEDÌ 6 GIUGNO 1927. Nella sede della Lazio, in via Tacito 43, si tiene un’importante riunione tra i club interessati alla fondazione dell’Associazione Sportiva Roma. Dopo la fumata nera del 3 giugno si tenta un’estrema mediazione per coinvolgere anche il club biancoceleste. Non è però presente Italo Foschi, anima della fusione e già consapevole che un accordo non sarà mai raggiunto. Assente anche Ulisse Igliori, presidente dell’Alba-Audace, che però delega i rappresentanti della Fortitudo del potere di firma.

A rappresentare i club fondatori della Roma ci sono l’avvocato Righini, Gioacchino Saraceni, Enrico Sampaolesi, l’ingegner Amerigo De Bernardinis (che sta lavorando al progetto di Campo Testaccio), Federico Bottini e Sebastiano Bartoli. Quando la Lazio, per bocca del consigliere federale e vicepresidente biancoceleste Giorgio Vaccaro, ribadisce la richiesta di vedere riconosciuto integralmente il proprio debito (200.000 lire) e di essere disposta ad accettare solo una proporzione del 50% dello scoperto denunciato quale esposizione massima della Fortitudo, la discussione finisce su un binario morto.

Vittorio Scialoja

Vittorio Scialoja, presidente del Roman

LA RIUNIONE PER LA FUSIONE SI INTERROMPE ALLE 23
Nonostante i tentativi biancocelesti di ridare fiato al confronto, l’avvocato Righini, capo delegazione (come risulta dal verbale della seduta della S.S. Lazio stilato da Mario Delodi), decide unilateralmente alle 23 d’interrompere ogni trattativa escludendo la Lazio dalla fondazione della A.S. Roma che sarebbe stata ratificata la sera successiva.

Ai motivi economici si aggiungono le resistenze della Lazio nell’unirsi con le vecchie nemiche di un tempo. C’è inoltre da considerare che, col cambiamento della ragione sociale in A.S. Roma, i colori e la tradizione dei biancocelesti sarebbero andati perduti per sempre. Per questo l’idea di Vaccaro era di chiamare il nuovo club Lazio Fortitudo. La riunione però, è bene dirlo, viene abbandonata improvvisamente dalla delegazione “romanista”, tra la sorpresa dei rappresentanti laziali, pronti ancora alla negoziazione.

1927 Italo Foschi

Italo Foschi (foto www.asroma.com)

FOSCHI HA PRONTO IL PIANO DI RISERVA: ENTRA IN SCENA IL ROMAN
Italo Foschi, informato a tarda serata, non perde tempo: di lì a tre giorni (il 10 giugno 1927), andrà a Bologna per partecipare a una importante riunione del direttorio federale, che dovrà decidere sul campionato successivo. Per il patron della Fortitudo-Pro Roma è quindi necessario presentarsi con la sicurezza di avere già creato una nuova grande squadra della Capitale. Così Foschi mette in atto il piano di riserva, che aveva preparato prima ancora della riunione del 6 giugno, e che prevede l’entrata in gioco del Football Club di Roma, l’aristocratica società pariolina presieduta da Vittorio Scialoja e più comunemente conosciuta come Roman.

C’È ANCHE RENATO SACERDOTI
Il club giallorosso, che darà i colori all’A.S. Roma, dovrà garantire l’operazione dal punto di vista finanziario, dato che occorre liquidare i debiti consolidati dell’Alba-Audace e della Fortitudo-Pro Roma. I “romanisti” vantano nelle loro file Renato Sacerdoti, 36 anni, rampollo di una dinastia di operatori di borsa che ha saputo coinvolgere molti agenti di cambio nella febbre del football. Alcuni di questi personaggi (i fratelli Crostarosa, i Campos, gli Ziffer, i Carpi) sono membri della comunità ebraica capitolina, come d’altronde lo stesso Sacerdoti.

Nella prima foto in alto: Giorgio Vaccaro, vicepresidente della Lazio e consigliere federale.

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